Il negligente, Bologna, Sassi, 1754

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 LISAURA e DORINDO
 
 LISAURA
940Sì, mio caro Dorindo, eccovi il foglio.
 Il padre, che di me non ha sospetto,
 ieri l’ha sottoscritto e non l’ha letto.
 DORINDO
 Oh quanto di ciò godo! (Prende il foglio)
 Vedrete oggi, mia cara,
945quant’opportuno a noi fia questo foglio.
 E vedrà ser Imbroglio
 e ser Cornelio e il conte, ch’è un bagiano,
 che la biscia ha beccato il ciarlatano.
 LISAURA
 Ma quando sarà il giorno
950che potrò, senza tema,
 dir: «Dorindo sei mio»?
 DORINDO
 Nulla di più desio.
 Oggi, se mi seconda amica sorte,
 spero di divenire a voi consorte.
 LISAURA
955Lo voglia il ciel.
 DORINDO
                               Vedrete
 qual sia l’affetto mio.
 Oggi si rivedrem; Lisaura, addio.
 
    Senza temer d’affanni
 va l’usignol talora
960cantando su l’aurora,
 scherzando in libertà.
 
    Senza temer perigli
 scherza così quest’alma
 e la bramata calma
965alfin ritroverà.
 
 SCENA II
 
 LISAURA, poi AURELIA
 
 LISAURA
 Amor non dà mai pace,
 quand’un’alma dovrebbe esser contenta,
 timore e gelosia l’alma tormenta.
 AURELIA
 O signora Lisaura, le son serva.
970Ella è sempre più bella e più vezzosa.
 Quando mai si fa sposa?
 LISAURA
 Ch’io sia sposa o fanciulla,
 quest’è un affar che a voi non preme nulla.
 AURELIA
 Anzi mi preme assai;
975anzi sempre bramai
 che il ciel secondo e amico
 fosse al suo cor. (Non me n’importa un fico).
 LISAURA
 Ed io bramai di core,
 per non dirvi bugia,
980che voi di questa casa andaste via.
 AURELIA
 Grazie alla sua bontà. V’andrò ma forse
 bramerà il mio ritorno
 e si ricorderà d’Aurelia un giorno.
 LISAURA
 È difficile molto.
 AURELIA
                                  Oh già si sa
985che una dama di rango non si degna
 rammentarsi di me vile ed abbietta.
 LISAURA
 Siete, Aurelia mia cara, una fraschetta.
 
    Mi par mill’anni vedere
 il ben che m’innamora,
990sarò contenta allora
 vicina all’idol mio,
 che dal piacere, oh dio!
 mi balza il cor nel sen.
 
 SCENA III
 
 AURELIA, poi CORNELIO
 
 AURELIA
 Vedrà, vedrà la stolta
995quale sarà del simular l’effetto.
 CORNELIO
 Aurelia, ecco in un foglio
 assicurata alfin la nostra sorte.
 AURELIA
 Adorato consorte,
 voi mi date la vita.
 CORNELIO
                                     Abbiam buscato
1000trentamila ducati e siamo in tre,
 diecimila de’ quai toccano a me.
 AURELIA
 Ora, se a me non riesce
 di carpirli la dote,
 poco v’importerà.
 CORNELIO
                                   Nulla mi preme;
1005i diecimila li goderemo insieme.
 AURELIA
 (Buon per me, Filiberto
 ora meco è sdegnato).
 CORNELIO
                                           Che ne dite;
 son io di buona testa?
 AURELIA
                                           Ma il denaro
 l’avete ancora avuto?
 CORNELIO
1010No, ma son qui venuto
 per farmelo contare.
 AURELIA
 Fra tanto si potressimo sposare.
 CORNELIO
 Ciò si fa facilmente. Ecco la mano.
 AURELIA
 Accetto il dolce invito.
1015Tua consorte io son.
 CORNELIO
                                       Son tuo marito.
 AURELIA
 
    Che bel contento è questo
 sposarsi qui fra noi;
 ma questa cosa poi
 amico bene andrà?
1020Oh che piacer, mio caro,
 oh che felicità.
 
 SCENA IV
 
 CORNELIO, poi FILIBERTO
 
 CORNELIO
 Ecco il buon Filiberto.
 FILIBERTO
 Amico, vi son schiavo.
 CORNELIO
 Vo’ che mi dite bravo;
1025fatt’ho l’aggiustamento;
 tutto tutto è finito.
 FILIBERTO
                                     Oh che contento!
 CORNELIO
 Volete udir gli articoli ed i patti?
 FILIBERTO
 Oibò.
 CORNELIO
              Legger volete
 la forma del contratto?
 FILIBERTO
                                            Oibò.
 CORNELIO
                                                         V’intendo,
1030volete solamente
 il denaro contare.
 FILIBERTO
                                   Oibò.
 CORNELIO
                                                Ma questo,
 signore, tocca a voi.
 FILIBERTO
 Eh lo faremo poi.
 CORNELIO
 Se oggi non lo pagate,
1035rotto è il contratto e in lite ritornate.
 FILIBERTO
 Oggi si pagherà.
 CORNELIO
                                 Saper volete
 la somma?
 FILIBERTO
                       Oibò.
 CORNELIO
                                    Ma come si farà?
 FILIBERTO
 Oggi venite, che si pagherà.
 CORNELIO
 Oggi dunque verrò da voi col conte,
1040fate che le monete sieno pronte. (Parte)
 
 SCENA V
 
 FILIBERTO solo
 
 FILIBERTO
 Articoli, contratti,
 legger scritture e patti,
 o che cosa noiosa; palazzisti,
 avvocati, notari,
1045che vocaboli amari! Oh benedetta
 la vita negligente;
 oh che gran bella cosa è il non far niente.
 
    Io non voglio affanni al core
 e non voglio faticare,
1050per nessuno io vo’ creppare,
 non vo’ perdere il cervello
 poverello
 lo vo sempre conservar.
 
    Questo mi vuol parlare,
1055quello mi vuol seccare,
 il cervello quando è rotto
 per nessuno servirà.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO, poi PORPORINA
 
 PASQUINO
 (Oh quanto mi dispiace
 avermi disgustata Porporina).
 PORPORINA
1060(Oh povera meschina!
 Or son senza marito).
 PASQUINO
 (D’averla abbandonata io son pentito).
 PORPORINA
 (Eccolo. Traditore,
 con Aurelia attaccarsi!)
 PASQUINO
1065(È qui. Crudel, lasciarsi
 gabbar da quel zerbino!)
 PORPORINA
 (Oh me infelice!)
 PASQUINO
                                   (Oh povero Pasquino!)
 PORPORINA
 (Far la pace vorrei ma non conviene
 che la prima io sia).
 PASQUINO
1070(Mi vien la fantasia
 di chiamarla ma temo un qualche oltraggio).
 PORPORINA
 (Porporina fa’ cor).
 PASQUINO
                                      (Pasquin coraggio).
 PORPORINA
 Serva.
 PASQUINO
               La riverisco.
 PORPORINA
 Compatisca, signor. (Gli passa dinanzi)
 PASQUINO
                                        La compatisco.
1075Dove, dove, padrona?
 PORPORINA
 Dove mi guida il piè.
 PASQUINO
 È in colera con me?
 PORPORINA
 Parmi averne ragione.
 PASQUINO
 Io ho più ragion di lei.
 PORPORINA
1080Lei badi a’ fatti suoi, ch’io bado ai miei.
 PASQUINO
 Bella cosa da vero,
 lasciar per un amante il suo marito!
 PORPORINA
 Veramente polito!
 Trovarsi un’amorosa
1085e abbandonar così la propria sposa.
 PASQUINO
 L’ho fatto per vendetta.
 PORPORINA
 Ed io per far servizio alla padrona.
 PASQUINO
 Con Aurelia scherzai, credilo a me.
 PORPORINA
 Giuro ch’io non amai altri che te.
 PASQUINO
1090Dunque tu mi vuoi ben?
 PORPORINA
                                                Purtroppo, ingrato.
 PASQUINO
 Ed io son di te sola innamorato.
 PORPORINA
 Peraltro ti ho sentito...
 PASQUINO
 Ti ho veduta fra tanto...
 PORPORINA
 Mi hai fatto sospirare.
 PASQUINO
                                           Ho tanto pianto!
 PORPORINA
1095Briccon, così tradirmi?
 PASQUINO
 Via, facciamo la pace.
 PORPORINA
                                          Signor no.
 PASQUINO
 Signorsì, signorsì.
 PORPORINA
 Come la vogliam far?
 PASQUINO
                                          Facciam così. (S’abbracciano)
 
    Vita mia, mio bel tesoro,
1100per te smanio e per te moro.
 
 PORPORINA
 
 Idol mio, mio dolce amore,
 per te in sen mi brucia il core.
 
 PASQUINO
 
 Fammi un vezzo.
 
 PORPORINA
 
                                  Io non ne so.
 Fallo tu.
 
 PASQUINO
 
                  T’insegnerò.
 
1105   Cara, cara.
 
 PORPORINA
 
                          Bello, bello.
 
 A DUE
 
 Ahi che amor con un martello
 mi fracassa in petto il cor.
 
 SCENA VII
 
 FILIBERTO, CORNELIO, LISAURA, AURELIA, uno che figura il CONTE
 
 FILIBERTO
 No no, madonna Aurelia
 se tornate a svenir, sarà tutt’uno.
 AURELIA
1110Possibile, signor...
 FILIBERTO
                                    S’anco vi vedo
 colla spuma alla bocca, io non vi credo.
 CORNELIO
 Via, signor Filiberto,
 spicciate il signor conte.
 FILIBERTO
 Quanto dice il contratto?
 CORNELIO
1115Trentamilla ducati.
 FILIBERTO
                                      Eh siete matto?
 CORNELIO
 Tal è l’aggiustamento
 sottoscritto da voi.
 FILIBERTO
                                    Come!
 LISAURA
                                                   Che sento!
 CORNELIO
 Convien pagare o da una nuova lite
 sarete travagliato.
 FILIBERTO
1120Io sono assassinato.
 Son mandato in malora.
 Ecco lo scrigno colle chiavi ancora.
 
 SCENA ULTIMA
 
 DORINDO, PORPORINA e PASQUINO che restano in disparte
 
 DORINDO
 Fermatevi signor, che nulla tiene
 quel vostro bel contratto;
1125ai quanti è stipulato?
 CORNELIO
 Stamane fu firmato.
 DORINDO
 Questo è del dì di ieri.
 CORNELIO
                                            E che contiene?
 DORINDO
 Un’ampla donazione
 che fa di tutto il suo
1130Filiberto alla figlia.
 Quest’istromento il dì di ieri è fatto,
 onde non val di questo dì il contratto.
 CORNELIO
 La lite tornerà...
 DORINDO
                                Non ho paura,
 so ch’ella è un’impostura;
1135signor, siete ingannato, (A Filiberto)
 Cornelio e ser Imbroglio v’han gabbato.
 FILIBERTO
 Che siate benedetto, e qual mercede
 posso darvi signor?
 DORINDO
                                      Di vostra figlia
 a me basta la mano e voi sarete
1140padron del vostro, sino che vivete.
 FILIBERTO
 Io son contento.
 LISAURA
                                Ed io felice sono.
 DORINDO
 Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
 Aurelia, andate tosto
 fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
1145di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate,
 se la roba non v’è più non vi voglio,
 non val l’obbligazione.
 AURELIA
 Voi mi sposaste senza condizione;
 voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
1150Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
 Se speraste goder, soffrite il danno,
 sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
 Pietà, signor padron.
 PASQUINO
                                         Misericordia.
 FILIBERTO
 Siete qui, disgraziati?
1155Ancor per questa volta
 vi sieno i vostri falli perdonati.
 CORO
 
    Chi lieto giubbila,
 chi tristo geme,
 chi piange e freme,
1160chi lieto sta.
 
    Dolente è il core
 del traditore
 ma l’innocente
 godendo va.
 
 Fine del dramma